Ogni Governo si fa la sua, è proprio il caso di dirlo. A distanza di un anno dall’installazione dell’esecutivo, ecco pronta ad essere applicata la nuova prova d’esame di maturità, per tutti gli studenti delle scuole superiori di secondo grado. Sarà un esame decisamente diverso, alcuni dicono più facile, rispetto a quello tenutosi gli anni scorsi. Continuerà ad esserci il classico tema e la classica seconda prova, una versione di latino o greco per gli studenti dei classici e un compito di matematica o fisica per quelli dei licei scientifici, a cui però non seguirà la famigerata terza prova. La terza prova, grande scoglio della maturità ante 2019, consisteva in due domande per ognuna delle cinque materie estratte a sorte, domande estremamente specifiche, a cui bisognava rispondere in 10 righe. Prendere 15/15 di terza prova significava avere una conoscenza molto approfondita della materia e dimostrare di avere sviluppato buone capacità di sintesi. Cose che in questa nuova maturità, a quanto pare, non sono più prioritarie. Inoltre, viene penalizzato il lavoro dello studente all’esame vero e proprio, a favore di quello svolto durante i 3 anni di Liceo. La media dei voti ottenuti nell’ultimo triennio, infatti, rappresenta il 40% del voto di uscita totale e non più il 25% come l’anno scorso: partendo da una base così alta, per essere bocciati bisognerà impegnarsi. Un minore peso sarà infine attribuito al colloquio orale, che contribuirà al voto finale, espresso sempre in centesimi, solo per 20 punti anziché 30. Durante il colloquio sarà richiesto agli studenti di rendicontare l’esperienza svolta in alternanza scuola lavoro (una cosa parzialmente assurda, dal momento che questo stesso governo ha dichiarato più volte che essa sarà rimossa) e di mostrare la padronanza degli argomenti partendo da una ventina di tematiche o “percorsi”, già forniti agli studenti durante l’anno. In compenso non sarà più richiesta la tesina. De gustibus avrebbe detto Cesare. Insomma: una maturità forse più facile, forse più difficile, ma sicuramente molto molto incasinata, tanto è vero che nemmeno i presidenti di commissione e i professori sanno esattamente come comportarsi: si andrà un po’ come viene viene.
Governo che vai, maturità che trovi…
Non sarebbe bello se si mettesse insieme un bel team di professori e si elaborasse una prova da mantenere almeno per più di cinque anni di fila? Anche se già solo non cambiare i piani negli ultimi tre mesi sarebbe un bel passo avanti.