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sabato, Aprile 19, 2025

    Aspirazioni coloniali: la campagna libica

    La conquista italiana della Libia avviene con la guerra italo-turca, dichiarata all’Impero ottomano dal governo italiano presieduto da Giolitti il 29 settembre 1911 e terminata il 18 ottobre dell’anno seguente con i negoziati di Ouchy, cittadina svizzera nei pressi di Losanna. L’idea italiana di intervenire in Nord Africa parte da lontano e si lega alle aspirazioni coloniali che molti paesi europei avevano già concretamente realizzato in Africa attraverso le loro conquiste militari. Con la costruzione del canale di Suez nel 1869 il bacino del Mediterraneo ritorna ad essere di importanza strategica per le rotte commerciali provenienti dall’Asia. L’Africa settentrionale è sotto il controllo dell’Europa. L’Egitto e il Sudan sotto l’influenza inglese e la Tunisia sotto quella della Francia. L’unico territorio che si colloca in una posizione vantaggiosa per chiudere il passaggio tra il bacino orientale e il bacino occidentale del Mediterraneo è la provincia ottomana di Libia costituita da due regioni distinte, la Tripolitania e la Cirenaica. Il primo piano di un’occupazione italiana fu preparato già nel 1885 ma è solo nel 1911 che i tempi divengono maturi per realizzarlo. Le ragioni di chi sostiene il progetto si trovano nella necessità di difendere la presenza dell’Italia nell’area messa in pericolo dalla minaccia ottomana, nel ristabilire l’equilibrio sconvolto dalle recenti conquiste nel continente africano di Gran Bretagna e Francia e di aumentare il peso internazionale dell’Italia. Coloro che si oppongono, invece, ribattono con i pericoli di una campagna militare, già vissuti con Adua, e con le eccessive risorse da impiegare sia in termini economici sia in vite umane. Nei primi mesi del 1911 però qualcosa cambia a favore dei sostenitori della campagna libica. Il movimento nazionalista ripropone la questione africana attraverso una compagna propagandistica particolarmente efficace e che viene sostenuta con forza anche dalla maggior parte della stampa. La propaganda viene alimentata da discorsi romantici come l’esigenza morale di intervenire in Africa per portare gli antichi valori della civiltà di Roma imperiale alla popolazione locale che non desidera altro che liberarsi dal giogo della dominazione turca. Lo Stato Maggiore è fermamente convinto che sarà una guerra rapida e che terminerà con una facile vittoria e con modeste perdite.

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    La guerra italo-turca introdusse tre novità tecnologiche a livello militare rispetto ai conflitti precedenti. Il primo è l’impiego dell’aeroplano sia in azioni di attacco sia per operazioni di ricognizione. Il secondo è l’utilizzo della radio gestita dall’arma del genio e con la collaborazione di Guglielmo Marconi. Infine il terzo è l’uso per la prima volta in una guerra di automobili, le Fiat Tipo 2.

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    L’effettivo inizio del conflitto avviene però lontano dalle coste della Libia, precisamente nel golfo di Prevesa in Grecia dove gli incrociatori italiani affondano quattro torpediniere turche. Il primo contingente di fanteria sbarca a Tripoli l’11 ottobre e non incontra alcuna resistenza in quanto le truppe turche si sono ritirate nell’entroterra per riorganizzare la linea difensiva. Mentre procedono altri sbarchi in alcune città della costa come a Bengasi, a Homs e a Derna una violenta insurrezione colpisce i soldati italiani a Sciara Sciat dove molti sono uccisi e catturati. L’arrivo di rinforzi interrompe l’attacco arabo-turco. A questo attacco segue una forte repressione nell’oasi di Tripoli perpetrato nei confronti della popolazione indigena considerata complice dei turchi per le torture subite dai soldati italiani. Negli ultimi mesi dell’anno gli scontri si localizzano soprattutto nella Cirenaica dove la resistenza ottomana è coriacea. Caratteristica di questa guerra è che le truppe italiane occupano le città, costruiscono opere di difesa ma non riescono ad avere mai un controllo delle zone interne.  Tra giugno e maggio del 1912 i rinforzi italiani sono sempre più frequenti e corposi. Vengono prese diverse città, tra cui Zanzur, Zuara e Misurata. Le guarnigioni turche sono sempre più indebolite. Ma ciò che porta alla pace e al trattato di Losanna è la sollevazione di diverse nazioni (Bulgaria, Grecia, Serbia e Montenegro) nei Balcani contro l’Impero Turco ad inizio ottobre. In realtà si può parlare solo di pace diplomatica in quanto la guerriglia continuò ancora per anni nei territori libici. Il trattato sancisce la cessazione immediata delle ostilità, il richiamo di tutte le truppe turche e dei funzionari civili da Tripoli e dalla Cirenaica e lo scambio dei prigionieri tra i due contendenti. La sovranità italiana sulla Libia viene riconosciuta da tutte le maggiori potenze europee e durò fino al 1943.

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