Il periodo appena passato ci ripete in modo ossessivo alcuni mantra pur sapendo che dureranno fino a quando decideremo di togliere addobbi e luci. In realtà è il periodo in cui più di ogni altro veniamo sferzati da una serie di stati d’animo e sentimenti che ci riportano in buona parte al passato e a ciò che ha significato in noi un cambiamento, piacevole o spiacevole che sia.
I ricordi, la perdita di persone care, un figlio che lascia la sua casa: è la nostalgia, quando tristezza e felicità si incontrano.
La nostalgia è un sentimento di rimpianto malinconico nei confronti del passato che si compie attraverso il ricordo di ciò che non c’è più. È un sentimento dolce-amaro, che, mentre ci induce a un’inquietudine nel presente, ci porta a guardare con gioia il passato. Insomma, la nostalgia non è solo un sentimento negativo, anzi. La tristezza che è insita nella nostalgia deriva dal fatto che qualcosa che abbiamo amato o che amiamo ancora non ci appartenga più.
Il primo nostalgico della storia della letteratura è stato Ulisse: mentre peregrinava attraverso i mari vivendo le avventure che sono narrate nell’Odissea, non poteva fare a meno di rivolgere il proprio pensiero a Itaca, a casa sua, a cui desiderava tornare. Nostalgia infatti è un termine che deriva dalla combinazione delle parole greche “álgios“ e ”nóstos“, ”dolore“ e ”viaggio”: la nostalgia è il dolore del viaggiatore che desidera ritornare a un luogo ricordato con affetto.
Eppure, paradossalmente, è proprio la nostalgia di Ulisse a dargli la forza per andare avanti, ovvero per tornare a casa. Il ricordo nostalgico di Ulisse gli rammenta ciò per cui vale la pena di lottare, perché ciò che un tempo aveva conosciuto può tornare a esistere se lui lo vuole. Il viaggio per mare in fondo assomiglia al viaggio della vita.
Secondo studi recenti, la nostalgia non solo non è una malattia, anzi, ma è un tipo di sentimento che dà conforto, soprattutto nei passaggi più difficili della vita e in quelli di transizione tra un’età e un’altra. La nostalgia aiuta a dare un senso di continuità alla nostra esistenza, perché, grazie al ricordo, e all’emozione che ne deriva, ricordiamo le nostre radici, ciò che abbiamo amato e ci dà forza per andare avanti verso un obiettivo possibile.
La nostalgia, se contenuta e senza oltrepassare i limiti della disperazione, aiuta a contrastare il senso di solitudine, la noia e l’ansia.
Grazie al ricordo felice di ciò che ci manca nel presente, le memorie nostalgiche ci danno conforto nei momenti difficili della vita, “ci riscaldano il cuore”, non servono a cambiare il presente, ma “ richiamare una semplice memoria basta a mantenere un benessere fisiologico, o a dare forza e speranza di un possibile mondo migliore”.
Canzoni, tramonti, minuti spesi osservando vecchie fotografie della vita: sono mezzi per provare nostalgia, che nella maggior parte dei casi porta chi la prova a rendersi conto di «essere stato amato» o che «la vita è stata degna di essere vissuta».
Insomma, la nostalgia, lungi dall’essere una malattia, è invece una una risorsa preziosa per aiutare a vivere meglio o per apprezzare il nostro passato, la nostra storia. Ciò a cui la nostalgia non deve servire è a condurre uno spietato paragone col presente: nulla torna uguale a se stesso, nulla può mai veramente ripetersi e, se si ripetesse tale e quale, forse arriverebbe addirittura ad annoiarci. Si può andare sempre e solo avanti: a volte con un aiuto dal passato, quando serve.
In base alle emozioni provate: avere amato incondizionatamente, avere provato emozioni forti, avere vissuto momenti indimenticabili, rischiamo spesso di provare vuoti incolmabili, ma da esse possiamo trarre la linfa vitale per riprendere il cammino, quel dolce-amaro che è sempre lì, in un angolo della nostra anima, che non vuole e non deve essere cancellato.
La nostalgia-gratitudine
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