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L’osteoporosi, un ladro silenzioso

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L’osteoporosi è una malattia sistemica dello scheletro caratterizzata da una riduzione della massa ossea e da un deterioramento della microarchitettura del tessuto osseo. Il termine “osteoporosi” deriva dal greco: “osteon” che significa osso e “poros” che significa piccolo foro, quindi piccoli fori nelle ossa, termine che descrive bene il cambiamento a cui va incontro l’osso in questa patologia. Si tratta di una patologia molto frequente, cronica e progressiva, che è stata definita anche “ladro silenzioso di osso” in quanto porta alla distruzione delle ossa senza causare abitualmente sintomi, fino a quando la fragilità ossea porta all’insorgenza di fratture spontanee o per traumi minimi. Ciò è preoccupante in quanto è ampiamente dimostrato che le fratture aumentano la mortalità: par quanto riguarda la frattura di femore il rischio di morte aumenta fino ad 8 volte nei primi 3 mesi dall’evento, pari alla stessa probabilità di morte per ictus o carcinoma mammario. Inoltre le fratture comportano una riduzione dell’autosufficienza, un peggioramento della qualità di vita e nel 20% dei casi un ricovero in una struttura residenziale (RSA).

Le fratture da fragilità possono presentarsi in quasi tutti i segmenti scheletrici, ma principalmente si verificano a livello vertebrale, del femore dell’omero e del radio (frattura di Colles).

Per quanto si tratti di una patologia sotto-diagnosticata, in Italia sanno di esserne affette almeno 3 milioni di persone, principalmente donne dopo i 50 anni.

Oltre all’età e al sesso femminile, vi sono altri fattori di rischio, alcuni non modificabili, quali la familiarità e la menopausa precoce, ed altri modificabili ed in parte prevenibili.

Tra quelli prevenibili vi sono: le carenze nutrizionali di calcio e vitamina D; una magrezza eccessiva, ma anche l’obesità; stili di vita scorretti come il fumo di sigaretta attivo o passivo, l’abuso di alcol e la sedentarietà; le malattie reumatiche come l’artrite reumatoide ed il lupus; alcune patologie croniche come la celiachia, l’insufficienza renale cronica, chi si è sottoposto a bypass gastrico, i diabetici, i soggetti cirrotici, gli ipertiroidei ed infine i soggetti che hanno assunto per lunghi periodi alcuni farmaci quali i cortisonici, i “gastroprotettori” (omeprazolo, lansoprazolo, pantoprazolo, rabeprazolo, esomeprazolo), gli antiepilettici di prima generazione (carbamazepina, fenobarbital, fenitoina), gli immunosoppressori, alcuni antidepressivi, l’eparina e gli anticoagulanti orali.

È evidente quindi che possiamo adottare dei comportamenti per prevenire tale patologia, ecco alcuni consigli utili:

– fare attività fisica aerobica periodica, possibilmente all’aria aperta.

– mantenere un peso corporeo sano

– evitare il fumo di sigaretta, anche quello passivo, e l’abuso di sostanze alcoliche.

– esporsi alla luce solare, evitando però scottature ed ustioni.

– preferire una dieta sana, ricca di frutta e verdura e di cibi ricchi in calcio (latticini, verdure a foglia verde, legumi) e vitamina D (pesce grasso, uova, latte).

– per gli anziani limitare i rischi di caduta, ad esempio eliminando tappeti ed ostacoli in ambiente domestico.

– evitare l’abuso di farmaci se non vi sono stati prescritti dal medico (gastroprotettori e cortisonici ad esempio da evitare in automedicazione).

La diagnosi di osteoporosi si basa su una attenta anamnesi (familiarità, menopausa, alimentazione, fattori di rischio), sull’esame obiettivo e su un esame strumentale, la densitometria ossea a raggi X (DXA) che consente di valutare la densità minerale ossea e confrontarla a quella media di soggetti adulti sani dello stesso sesso (indice T-SCORE <2,5) e a quella di soggetti di pari età e sesso (Z-SCORE<2). Gli esami ematici possono essere di supporto per identificare forme di osteoporosi secondarie ad altre patologie e per valutare la corretta terapia.

La terapia prevede prima di tutto la correzione dei fattori di rischio, quindi l’integrazione con supplementi per via orale quando la correzione dietetica non è sufficiente e il trattamento con farmaci anti-riassorbitivi (bifosfonati), con modulatori selettivi del recettore degli estrogeni (raloxifene) o con gli anabolici (teriparatide). Sarà pure un ladro silenzioso, ma se lo conosciamo possiamo prevenirlo ed evitarlo!

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Stefano Di Natale
Laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli studi di Torino nel 2008, ho partecipato a numerosi protocolli di ricerca in ambito endocrinologico, quattro dei quali pubblicati su riviste internazionali. Mi sono specializzato in Medicina Generale nel 2014. Ho collaborato con l’associazione PCOS-Italy gestendo l’ambulatorio multidisciplinare specifico per donne con sospetta diagnosi di PCOS c/o la Fondazione Tempia di Biella. Sono stato Direttore Sanitario della casa di riposo “Madonna delle Grazie” di Cintano (To), Medico Prelevatore c/o la CDC di Torino, Medico Fiscale e Medico Necroscopo in ASL TO3, Medico Sociale per diverse società sportive tra le quali i Giaguari di football americano ed i Bassotti di calcio a 5. Ho lavorato inoltre per l’istituto di Medicina dello Sport di Torino avendo il privilegio di visitare parte della prima squadra della Juventus FC e del Torino FC. Ho lavorato per vari Juventus Summer Camp (Madonna di Campiglio, Procida e Vinovo), in RAI come medico di struttura durante la registrazione di diversi programmi televisivi, per la Piccola Casa della Divina Provvidenza “Cottolengo” di Mappano, per l’RSA “Casa Serena” a Torino, come Consulente Medico per la Scuola Superiore di Osteopatia Italiana e occasionalmente come docente per corsi di Primo Soccorso BLS per aziende pubbliche. Attualmente sono Medico di Medicina Generale a Caselle T.se, via Roma 19. Ho infine l’onore di essere il Presidente del Lions Club Caselle Torinese Airport e membro del Comitato Medico Scientifico dell’Associazione Italiana Cuore e Rianimazione “Lorenzo Greco” Onlus.

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