Lo scorrere del tempo porta a cambiamenti fisici ma non solo, i cambiamenti più radicali, magari visibili solo a noi a differenza degli altri (sigh!) sono quelli delle nostre abitudini, del nostro stile di vita, di ciò che vorremmo fare.
Ultimamente ciò che vorrei fare va sempre più spesso un po’ a ritroso; attinge ad un passato non così recente: dimenticato, anzi accantonato per anni a favore di cose diametralmente opposte. Mi ritornano sempre più spesso e con più insistenza i racconti di mio padre, legati a una delle sue più grandi passioni: la montagna, quella da scoprire, delle mete da raggiungere.
Io l’ho sempre definito un camoscio: passo lento e cadenzato, grande resistenza… La sua teoria era quella di mantenere sempre un passo costante, anche rimanere in fondo alla fila. Tanto, arrivano tutti, o quasi, sulla vetta! Conosceva le sue Valli di Lanzo nei minimi particolari, le aveva percorse tutte. A volte dormendo sotto le stelle, con scarponi incredibili, rigidi, senza forma, pesantissimi. Li ho conservati. Alcuni li uso come portavasi, altri diventano le scarpe dello spaventapasseri.
Le località. Nomi che ho sentito da sempre un po’ distrattamente: Laghi di Unghiasse, Laghi di Sagnasse, San Dumini, Colle della Crocetta, Ciavanis, Vallone di Sea, Uja di Bellavarda, Lago di Monastero, Monte di Santa Cristina per rimanere nella Val Grande. Ciamarella, Pian dei Morti, Rifugio Gastaldi, Colle d’Arnas, Passo delle Mangioire, Lago della Rossa, Bessanese, Albaron, Uia di Calcante nella Val d’Ala… Per citarne alcuni.
Mi ritornano tutti alla memoria come quando gli ultimi tempi andavamo fino a Forno Alpi Graie o al Pian della Mussa, due luoghi a lui molto cari. Durante il percorso mi indicava i luoghi, gli aneddoti. Mi parlava dei suoi compagni. Una delle cose che non si stancava mai di dire era che in montagna non si andava da soli: solo per cercare funghi si poteva fare! Nei suoi racconti, quando non riusciva più a camminare, c’erano rimpianti e nostalgia, ma anche la forza di una passione vera, quella che non ci abbandona mai. Una montagna difficile vissuta con i mezzi di allora. Purtroppo non ho seguito abbastanza i suoi racconti. Quante cose da dire avrebbe ancora avuto! Soprattutto non ho seguito abbastanza i suoi passi. Abbiamo fatto alcuni cammini insieme, pochi purtroppo. Gli piaceva osservare la flora, gli animali che si incontravano, vicini o lontani. Se incontravamo una mandria di mucche tirava fuori dalla tasca il sale che portava sempre con sé e lo distribuiva. Gli piaceva descrivere il luogo dove eravamo. Se incontravamo un alpeggio abitato era solito fermarsi a discorrere con i suoi abitanti: si conoscevano tutti nelle valli.
Ultimamente il rapporto con la montagna, che per anni avevo poco considerato, si è rinsaldato. Grazie a persone con le quali condividerlo questo rapporto, sempre memore del consiglio paterno. Il desiderio sarebbe quello di ripercorrere le tappe dei ricordi di mio padre. Alcune ormai sarebbero un azzardo eccessivo, però. Ogni stagione ha i suoi limiti, vanno rispettati,. Però nulla vieta di provarci. Nella peggiore delle ipotesi si torna indietro.
Sono i corsi e ricorsi della storia, in questo caso della vita. Il passato rappresenta un confortevole rifugio, ritroviamo le cose che non abbiamo più, ma soprattutto le persone che non ci sono più: attraverso i ricordi e le emozioni che abbiamo condiviso possiamo mantenerne vivo il ricordo.
Bello pensare che la stessa cosa un giorno qualcuno la potrebbe fare nei nostri confronti. Se ce lo saremo meritati. Se avremo fatto qualcosa di significativo da condividere.