Ho già scritto tempo fa di questo personaggio, ormai di casa da noi, da quando ha conosciuto mia figlia e da appassionato entomologo ha capito di aver individuato un’altra appassionata…nativa. Sì, perché per chissà quali percorsi genetici, si nasce così! Parlo di Leonardo Falletti, da cui mi sono fatta spesso raccontare avventure di caccia al carabo.
Il carabo è uno scarabeo che si trova anche in Italia in molte varietà e ovviamente in grande quantità di esemplari, ma avendo vita notturna, raramente capita di sorprendere di giorno.
– Perché ti sei appassionato ai carabi?-
“Veramente amo tutti gli insetti, ma se vuoi avere una collezione completa, conviene specializzarsi. Lo suggerisco a tutti i ragazzi che iniziano.”
-Domanda difficile: molti rabbrividiscono indignati all’idea degli insetti messi in mostra trafitti da spilli. Perché collezionare? –
“ È un fatto di conoscenza, non solo di passione personale, ma anche e soprattutto perché permette osservazioni utili addirittura per capire come i territori della Terra si sono trasformati nelle ere e nei millenni, unendosi e creando catene montuose o separandosi e lasciando entrare oceani! Carabi del Marocco a esempio uguali a quelli della Spagna o il Pachystos Cavernosus presente sul Gran Sasso e sorprendentemente anche nel Montenegro, rilievi davvero importanti a livello geologico.”
– Appassionato da sempre? –
“Certo, ma forse devo a mia madre le prime precise risposte alle mie curiosità entomologiche.”
-Che tipo di studi hai seguito? –
” Mi sono laureato in chimica, utilizzandola poi a livello professionale, ma non ricordo un momento libero che non sia stato dedicato allo studio e alla ricerca dei coleotteri: devo molto al grande entomologo piemontese Mario Sturani che ho conosciuto a 14 anni e mi ha insegnato i primi rudimenti di caccia, preparazione e conservazione degli esemplari raccolti.
Ero studente universitario quando sentii affermare da lui che da circa trent’anni non si era più rinvenuto nemmeno un esemplare del mitico Carabus Olympiae, descritto da Eugenio Sella ( trovato dalla figlia Olimpia) nelle Alpi del Biellese nel 1854 e mai più ritrovato dopo il 1920. Sturani mi indicò la località più o meno precisa, convinto che non l’avrei trovato. Decisi con mia mamma di fare una ricerca, convinto che l’Olimpia non potesse essere estinto e che le voci fossero soprattutto indirizzate a scoraggiare la ricerca. Accanto a un pendio erboso, ricco di rododendri, proprio a fianco del sentiero vidi un insetto morto, a pancia in su. Lo girai: era un Carabus Olympiae! E ne trovai altri due, sotto le pietre. Felicità alle stelle e data d’inizio della mia vita parallela dedicata ai carabi.”
– Quando ti sei sposato ovviamente ti sarai assicurato che alla tua dolce metà non facessero paura gli insetti, vero? –
“ Devo sicuramente il successo delle mie ricerche al fatto che moglie e figli e perfino nipoti hanno sempre collaborato. “
– Davvero avete girato il mondo per le ricerche? –
“ Sì, tutti i paesi europei, e poi Pakistan, Turchia, poi anche Marocco, Cile, Perù…
Non si andava alla ricerca di comodità o bellezze turistiche. Con il nostro Land Rover cercavo zone giuste per mettere trappole con liquidi dolciastri in grado di attirare i carabi durante le affamate scorribande notturne. Poi si tornava a recuperarle dopo qualche giorno. “
– Avete mai corso dei pericoli? –
“Sono stato fortunato. Le situazioni più rischiose erano quelle in cui entravamo in territori di paesi in guerra. Ricordo quando in Pakistan con un caro amico ci travestimmo da pakistani per avvicinarci a una foresta ricchissima di una specie di grande interesse, estremamente localizzata…proprio sul confine con l’Afghanistan.”
– Ora a che punto è la tua collezione? –
“ Attualmente ho circa 300 scatole entomologiche, con 50/100 esemplari l’una, ma non si può sapere se è completa, può sempre capitare di trovare altri nuovi individui, diversi per grandezza, colore, abitudini.”
– Tu ne hai trovati di nuovi? –
-” Sì, come saprai alle nuove varietà riconosciute come tali dagli esperti, viene dato anche il nome dello scopritore e io ne ho una decina con il mio nome provenienti da Turchia, Pakistan, Corea; un carabo dell’Armenia è finito su un francobollo: il Procerus Scabrosus Fallettianus. “
– Che valore ha un carabo? –
“Dipende da tanti fattori, non ultimo appunto la guerra. Gli esemplari di territori difficili da raggiungere possono arrivare a centinaia di euro. “
-Sei disponibile a collaborare con le scuole? –
“ L’ho fatto ogni volta che mi è stato chiesto. Anche se gli acciacchi dell’età ora mi stanno indebolendo fisicamente, il bisogno di raccontare, di trasmettere la meraviglia dello straordinario mondo degli insetti è sempre vivissimo. “
– Per ora ci fermiamo qui e ancora ti ringrazio per avermi coinvolta nella ricerca del Carabus Solieri nei boschi dell’Appennino Ligure: credo che ricorderò per sempre lo stupore provato nel veder uscire dal terriccio scuro quei gioielli a righe verdi cangianti.
Naz