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martedì, Aprile 15, 2025

    Amarcord… Sì, sì, io mi ricordo…

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    Good morning Cose Nostre! Oggi vorrei fare un’operazione nostalgia, o meglio parlarvi di come giocavo alla fine degli Anni ’60. Non per parlare da vecchio, ma a quei tempi il gioco era molto più sano, sicuro e molto sociale rispetto a oggi. D’accordo, è vero che i nostri pargoletti moderni hanno solo l’imbarazzo della scelta: possono giocare sui videogiochi a distanza, incollati a quello stupido schermo; possono bullizzare un compagno fino a portarlo al suicidio; possono farsi un selfie prima di essere investiti dal treno oppure sulla torre più alta del cantiere, possono filmarsi mentre a trecento all’ora si schiantano in autostrada con il SUV di papà, possono buttare giù da dieci metri una bicicletta sulla testa di un ragazzo trasformandolo in un paraplegico. Insomma, è tutto meglio grazie alla ferrea educazione dei loro genitori. Ma torniamo ai miei giochi, anche se adesso sembreranno superati e ridicoli. Ma sono ancora vivo, qui a raccontarveli.

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    La tombola

    Se la mia memoria bacata non sbaglia, questo è il primo gioco conviviale per eccellenza che conobbi quando ero piccolo. La tombola era quel passatempo che di solito si adoperava una volta all’anno con i genitori e gli immancabili parenti, per arrivare a mezzanotte sgranocchiando arachidi e togliersi dai maroni la serata più idiota dell’anno nota come Capodanno. Giocavamo con le cartelle di cartone e i fagioli per occupare le caselle numerate e c’era sempre qualcuno della famigliadalla sfortuna sfacciata che vinceva sempre, che veniva defenestrato e saltava così il brindisi e il panettone. Ormai estinta, tranne forse nelle odierne sale chiamate “Bingo”, ovvero dei tristi raduni di disperati che stufi di essere presi in giro dai “gratta e vinci” tentano la fortuna diversamente, con lo stesso risultato.

    Le pulci
    Questo rarissimo reperto che ho conservato riguarda un gioco semplicissimo: con una levetta si faceva saltare il proprio dischetto, per farlo andare su quello avversario e quindi eliminarlo. Vinceva chi li aveva presi tutti. Questo vecchio gioco si è tramandato nei tempi fino ad oggi: in alcune scuole si trovano ancora, insieme a zecche e Covid.

     

    Pioneer
    Uno dei miei giochi preferiti, consisteva nel costruire un fortino con dei finti paletti di plastica, e corredarlo con i soldati che lo difendevano dagli attacchi degli indiani cattivi. Cattivi perché questo era l’imprinting che ci trasmettevano i film sui “Comboys” che andavo a vedere con il babbo al Cinema Roma di Caselle, dove gli impavidi eroi erano sempre i soldati e i pistoleri come John Wayne: non sapevo ancora che i cattivi erano gli uomini bianchi.

    Soldatini
    Avevo una vera passione per i soldatini della Seconda Guerra Mondiale. Si trovavano in cartoleria e dal tabaccaio nelle piccole scatole della Atlantic: piccolissimi, erano forniti insieme ad alcuni mezzi come Jeep Willys, camion e carri armati. Influenzato anche da quei bellissimi fumetti di guerra chiamati “Super Eroica”, scatenavo delle battaglie sul tavolo tra Americani e Tedeschi dove i vincitori erano sempre i primi, occupando il posto che serviva alla povera mamma per il suo lavoro di cucito. Così una scatola di fiammiferi diventava un bunker inespugnabile, e una lattina un deposito di carburanti. Non è cambiato niente da allora, solo che i soldatini sono in scala reale, non usano più i mitragliatori ma missili intercontinentali e le atomiche.

    Click Clack

    Sono sempre stato convinto che alcuni giochi rispecchino le persone che li praticano. Non ricordo bene quando nacquero i primi truzzi, probabilmente con l’esordio della Fiat Ritmo 105, ma questo gioco scemo era molto apprezzato da loro: si trattava di impugnare due palline legate da un filo, e farle scontrare continuamente. Fu il primo grosso lavoro dei Pronto Soccorso, dove arrivarono centinaia di scemi con i polsi mezzi rotti. Ma le disgrazie non arrivano mai da sole: c’era un altro gioco simile per idiozia alle Click Clack: quello del pugno. Quando arrivavano le giostre al Prato della Fiera, c’era sempre un capannello di maschi Alfa davanti a questa stupida attrazione, dove dovevano dimostrare a tutti quanto fossero forti, violenti e stupidi. Non è cambiato molto da allora: adesso ci sono i femminicidi.

    Bear

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