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martedì, Aprile 15, 2025

    Arte che cura

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    Gian Piero Pescarmona
    “Autoritratto con rasoio Sunbeam”
    1969

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    Scopo della cultura è cercare nuovi modi di vedere, leggere e interpretare il mondo, attribuire alternativi significati alla realtà e generare innovativi metodi per comprenderla; senso della conoscenza è inoltre creare connessioni fra gli innumerevoli meandri del pensiero e giungere a inedite soluzioni di quesiti e problemi.
    Per spingersi oltre i confini del consueto non è sufficiente tuttavia una mole di concetti ma è necessaria la visione del bambino che, scevro da preconcetti e pregiudizi, percorre, per gioco, divertimento, curiosità, stupore e per amore verso la bellezza che lo circonda, sentieri mai scoperti.
    Imprevedibilità, creatività e originalità costituiscono il filo conduttore della mostra “A star is born!”, allestita alla Galleria Del Ponte (C.so Moncalieri 3, Torino) in occasione degli ottant’anni di Gian Piero Pescarmona; in una “wunderkammer”, intuizioni dell’autore si materializzano in composizioni pitto-scultoree e installazioni accomunate da fitti intrecci di meditazioni artistiche.
    Educato da sempre all’arte, antica e contemporanea, bambino lettore di “Sele arte” (rivista fondata da Adriano Olivetti) e attento all’eredità didattica proveniente da Paul Klee alla Bauhaus, fin da giovane Pescarmona esprime il proprio estro con l’intento di accogliere in maniera personale l’esempio delle importanti opere a lui note e di osservare la realtà con sguardo singolare; il fascino degli oggetti usati a cui donare nuove valenze lo induce altresì a fondere forma e pensiero.
    Nascono in tal modo tagli sulla tela in omaggio a Lucio Fontana ma richiusi con cerniere lampo, oppure “Cuori sottosopra”, esito di un gesto che ripercorre con atteggiamento critico il lavoro di Arman.
    Medico di professione (parimenti ai genitori e agli avi) e docente alla Facoltà di Medicina, Pescarmona afferma: “In generale le cose sono molto più complesse di ciò che si pensa e io sono curioso di quello che non si vede”; nella mostra si trova inoltre un riferimento a “Flipper e nuvola”, riflessioni al confine tra medicina, fisica, biochimica e letteratura.
    L’approccio gioioso dell’autore alla pratica artistica e il suo entusiasmo divengono fonte di sorriso e d’iniziativa per coloro che carpiscono i presupposti della sua opera, illustrati da alcuni video.
    La “non prevedibilità della vita” viene simboleggiata per mezzo di una struttura in legno e materiale plastico, contenente due palline e un “Pendolo” costituito dalla catena di uno sciacquone, invece sacralità e mutabilità dell’essere umano coesistono in un “Ritratto provvisorio”: su un ligneo, antico tempietto sono appoggiate raffigurazioni di parti del corpo, spostabili a piacere.
    All’ingresso, un’installazione con grandi lettere luminose accoglie i visitatori e infine accomiata chi si allontana, mentre rivela il carattere dell’autore, rivolto con costante positività al futuro: “Le opere esposte in mostra rappresentano ieri. Noi ci vediamo domani”.
    Un appuntamento con la vita che deve perennemente rinnovarsi, così nella Natura come nell’animo.

    Gian Piero Pescarmona
    “Tagli chiusi”
    1992

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