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martedì, Aprile 15, 2025

    Oltre, ma dove

    “Essere o non essere: questo è il problema: se sia più nobile all’animo sopportare gli oltraggi, i sassi e i dardi dell’iniqua fortuna, o prender l’armi contro un mare di problemi e combattendo disperderli.
     Morire dormire; nulla più: – e con un sonno dirsi che poniamo fine al dolore e alle infinite miserie, naturale retaggio della carne, è soluzione da desiderare ardentemente.
     Morire – dormire – sognare, forse: ma qui è l’ostacolo che ci trattiene: perché in quel sonno della morte quali sogni possan venire, quando noi ci siamo sbarazzati di questo groviglio mortale: è la remora, questa, che di tanto prolunga la vita ai nostri tormenti.
     Chi vorrebbe, se no, sopportar le frustate e gl’insulti del tempo, le angherie del tiranno, il disprezzo dell’uomo borioso, gli spasimi dell’amore disprezzato, gli indugi della legge, l’insolenza di chi è investito di una carica, e gli scherni che il merito paziente riceve dai mediocri, quando di mano propria potrebbe saldare il suo conto con due dita di pugnale?
     Chi vorrebbe caricarsi di grossi fardelli imprecando e sudando sotto il peso di tutta una gravosa vita, se non fosse il timore di qualche cosa (che) confonde la volontà, e ci fa piuttosto sopportare i mali che abbiamo, che non volare verso altri che non conosciamo?
     La coscienza ci fa tutti vigliacchi; così la tinta naturale della determinazione si scolora al cospetto del pallido pensiero. E così imprese di grande importanza e rilievo per questo riguardo deviano il loro corso: e dell’azione perdono anche il nome.”

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    Così Amleto nella prima scena del terzo atto della tragedia composta da William Shakespeare.

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    Si provi a soppesare ogni parola, ogni pausa e ci si interroghi.
    Così anche noi? Meglio essere o desiderare di non essere? Abbiamo ancora la forza per spingerci a vivere anche qualcosa che ancora non conosciamo?
    L’incertezza, la paura che l’attualità ci riversa addosso obnubila. La reazione ci spinge a voltarci, a non vedere e andare oltre.
    Oltre, ma dove.
    È vana la speranza figlia di occhi chiusi.
    Può essere una soluzione quella di rinchiudersi ognuno nel proprio “particulare”, limitandoci solo a commenti astiosi e addebitare il tutto all’avversa fortuna?
    Gl’insulti del tempo li stiamo toccando: Torino non è più quella che era e non s’intravede quella che potrebbe essere. La virtuosa riconversione industriale non è mai avvenuta e facciamo fatica a recidere un cordone ombelicale da una madre che non ci vuole più. Un possibile sentiero potrebbe essere tracciato candidandoci a promuovere cultura e territorio, ma i budget a disposizione sono ben poca cosa. E poi basta vedere di che cosa non siamo stati capaci in cinque anni di ATP Finals. D’accordo, le edizioni disputate a Torino finora sono state quattro, ma la rincorsa è partita ben prima. D’accordo, c’è stato il Covid a tarpare le due prime volte, ma ‘sta storia è diventata un alibi.
    Un alibi che fa pure male a Caselle. In cinque anni non siamo riusciti a collegare con treni decenti il nostro aeroporto alla città. La ricettività continua a essere scarsa, i parcheggi attorno alla Inalpi Arena latitano come i taxi e i mezzi pubblici. E questo sarebbe cogliere l’occasione mentre tutti gli occhi del mondo sono puntati su di noi?
    Che ci si creda o no, a volte il futuro passa anche attraverso una palla e una racchetta.
    Che si creda o no, da noi il futuro passa e poi va a Milano. Facciamo troppo poco perché questo non accada. Forse le ATP Finals rimarranno qui da noi ancora fino al ’27, ma poi…
    C’è un oltre? C’è un dove?
    Brutta cosa cercare a occhi chiusi.

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    Elis Calegari
    Elis Calegari
    Elis Calegari è nato a Caselle Torinese il 24 dicembre del 1952. Ha contribuito a fondare " Cose Nostre", firmandolo sin dal suo primo numero, nel marzo del '72, e, coronando un sogno, diventandone direttore responsabile nel novembre del 2004. Iscritto all' Ordine dei Giornalisti dal 1989, scrive di tennis e sport da sempre. Nel corso della sua carriera giornalistica, dopo essere stato collaboratore di prestigiose testate quali “Match Ball” e “Il Tennis Italiano”, ha creato e diretto “Nuovo Tennis” e “ 0/15 Tennis Magazine”, seguendo per più di un ventennio i più importanti appuntamenti del massimo circuito tennistico mondiale: Wimbledon, Roland Garros, il torneo di Montecarlo, le ATP Finals a Francoforte, svariati match di Coppa Davis, e gli Internazionali d'Italia per molte edizioni. “ Nuovo Tennis” e la collaborazione con altra testate gli hanno offerto la possibilità di intervistare e conoscere in modo esclusivo molti dei più grandi tennisti della storia e parecchi campioni olimpionici azzurri. È tra gli autori di due fortunati libri: “ Un marciapiede per Torino” e “Il Tennis”.

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