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martedì, Aprile 15, 2025

    Il mondo di un visionario

     

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    William Blake

    “Il corpo di Abele trovato da Adamo ed Eva”

    1826 ca.

    Inchiostro, tempera e oro su mogano
    In seguito alle mostre su John Constable e William Turner allestite nello scorso biennio, la Reggia di Venaria conclude la trilogia dedicata al Romanticismo inglese con l’esposizione “Blake e la sua epoca. Viaggi nel tempo del sogno” a cura di Alice Insley. Il brillante esito è frutto della collaborazione tra Consorzio delle Residenze Reali Sabaude e Tate UK: opere del visionario pittore, incisore e poeta britannico si succedono nelle sezioni tematiche (Orrore e pericolo, Creature fantastiche, Incantesimi, Romanticizzare il passato, Il gotico, Satana e gli inferi) che pongono in relazione l’artista con ulteriori significativi autori inglesi del periodo romantico.

    Firmano i testi del catalogo che accompagna la mostra Michele Briamonte, Chiara Teolato, Guido Curto, Maria Balshaw, David Blayney Brown e infine Alice Insley, che ivi traccia limpide connessioni critiche tra le opere esposte.

    I profondi mutamenti politici, sociali e scientifico-tecnologici che avvengono a partire da fine Settecento suscitano in artisti e intellettuali oscure inquietudini che li conducono spesso a esprimersi attraverso allegoriche rappresentazioni, apocalittici scenari, nostalgiche rievocazioni oppure li spingono a rifugiarsi in immaginari universi.

    Oltre a Blake, numerosi autori sono attratti da temi quali potenza e vastità della natura di fronte all’inessenzialità dell’individuo (F. Danby, “Il Diluvio”; Philip James de Loutherbourg, “Una valanga sulle Alpi”) ma parimenti vengono affascinati dalla ribellione verso autorità, convenzioni e vincoli sociali in favore della libertà di pensiero (John Hamilton Mortimer, “Paesaggio roccioso con banditi”) mentre Satana assurge a simbolo della rivolta contro il potere oppressivo (E. Dayes, “La caduta degli angeli ribelli”; John Martin, “Pandemonium”).

    Gli autori talora rifiutano il dominio della ragione, esaltano i sentimenti e raffigurano finanche angoscia, tormento, malattia, follia e morte (W. Blake, “Casa della morte”); si desidera dunque il ritorno all’essenza incorrotta originaria dell’essere umano e ci si rivolge a spiritualità e narrazioni letterarie di argomento mitologico oppure ultraterreno (S. Colman, “La distruzione del tempio”; B. West, “Il bardo”).

    William Blake (1757 – 1827), allievo di James Basire, è incompreso e sottovalutato nella sua epoca: in vita ha poca fortuna artistica, sebbene venga apprezzato come incisore; tale abilità gli garantisce tuttavia la sussistenza e diverse commesse da parte di amici.

    Fin da bambino, Blake ha “visioni” cui viene dato corpo grazie a una soggettiva mitologia; i personaggi ideati hanno inoltre lo scopo di rappresentare attraverso allegorie i differenti aspetti della natura umana.

    Tra le figure compare Albione (antico nome della Gran Bretagna), uomo archetipico che si separa in quattro “Zoa”: Urizen  (demiurgo, emblema di ordine, razionalità e imposizione di limiti), Urthona/Los (che simboleggia creatività e ispirazione), Tharmas (istinto, emozioni e sensualità) e Luvah (sfera erotica). Orc, figlio di Los, incarna invece liberazione e rivoluzione. All’interno dell’animo umano, nel conflitto fra Urizen e Orc si dispiega la ricerca di equilibrio fra ordine e caos.

    L’autore subisce l’influenza degli artisti James Barry (“Satana, Peccato e Morte”), Henry Fuseli  e J.H. Mortimer.

    Fuseli (Johann Heinrich Füssli), originale interprete dello “Sturm und Drang”, esplora dramma, follia, incubo e attinge a opere sia teatrali (“Lady Macbeth che afferra i pugnali”) sia poetiche (“Il sogno del pastore” – soggetto derivato da “Paradise lost” di John Milton).

    Blake inventa il processo della “stampa illuminata”, metodo d’incisione “a rilievo” che gli permette, unitamente a successivi interventi con l’acquerello, un migliore controllo del risultato e la realizzazione di opere uniche; l’artista compone dunque poemi e li pubblica in forma di volumi miniati che armonizzano versi e immagini: rigenerazione spirituale dell’uomo e redenzione nazionale spesso s’intersecano fra testi e figurazione.

    Frequente fonte d’ispirazione per l’autore sono gli scritti di Milton, in particolare “Paradiso perduto”, illustrato in virtù di una commissione. Blake raffigura inoltre la letteratura dell’antica classicità, temi biblici (“Il bestemmiatore”, “Il corpo di Abele trovato da Adamo ed Eva”, “La caduta di Satana”), evangelici (“Giuda lo tradisce”) e pure la Divina Commedia – progetto visuale incompiuto a causa dell’inattesa scomparsa del pittore – (“La punizione dei ladri”, “Il pozzo della malattia: i falsificatori”).

    In mostra si possono quindi ammirare numerose opere dell’artista ma al contempo si può apprezzare il valore degli autori che ne influenzarono la poetica e analogamente di coloro che ne raccolsero l’eredità intellettuale (S. Palmer, “Una scena collinare”; E. Calvert, “La sposa”). Fra i dipinti, s’incontrano altresì “Un soggetto dalle superstizioni runiche” e “La grotta della disperazione” di J.M.W. Turner.

    In conclusione, una grande installazione video unisce in un’animazione figure immaginate da Blake e restituisce loro così i colori originali come le dimensioni che l’artista avrebbe considerato ottimali per valorizzare il proprio estro.

    Lungo l’itinerario espositivo il visitatore s’immerge dunque nell’atmosfera del Romanticismo, ne decifra molteplici aspetti e coglie differenti sfumature nel lavoro di un genio innovativo purtroppo tardivamente rivalutato.

     

    William Blake

    “La caduta di Satana” – particolare –

    1825, ristampa

    Incisione su carta

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