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martedì, Aprile 15, 2025

    Che bel giornal “ ‘L Falabrach”!


    Un altro giornale fu «’L Falabrach»[1] rarissimo, pubblicato a Torino a cominciare dal 1877 fino ad almeno i primi Anni Ottanta[2]. Non è però chiaro quando abbia cominciato a uscire col sottotitolo «giornal d’la gent senza fastidi», di cui la Biblioteca nazionale centrale di Firenze parrebbe possedere il primo numero del primo anno, datato 17 novembre 1895. Era stampato dalla Tipografia Subalpina e, secondo informazioni non totalmente affidabili, diretto da Leone Tesio. Acquistò popolarità pubblicando in particolare una rubrica di Falabracade (scempiaggini).
    La storia del «Falabrach» è poi complicata dal fatto che dall’8 luglio 1888[3] cominciò ad uscire un settimanale dal titolo «’L neuv falabrach, giornal scassa fastidi», stampato a Torino, ma senza indicazioni tipografiche. Inoltre, l’11 gennaio 1902 cominciò ad uscire un altro settimanale
    «’L falabrach modem, umoristich, satirich, politich, regional», stampato sempre a Torino dalla Tipografia Bosio, di cui la Nazionale di Firenze possiede, in forma lacunosa, la prima e la seconda annata, e non si sa se la pubblicazione cessò con il 1903. Rimane da indagare la storia di questo giornale, e in ciò – più che le biblioteche nazionali e civiche – potranno essere utili biblioteche o archivi di enti privati.
    Del giornale «’L Falabrach» non abbiamo trovato materiale da pubblicare.
    Abbiamo pensato di sopperire a questa mancanza con il seguente racconto.

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    UN GRAND FALABRACH
    Racconto di Elvira Pacotto Stoisa[4]
    Mè mëssé[5] a conta che ëdcò a Giaven, Coasse e al Selvaggi, ant j’ani 1944-45 ij tedesch a l’han sëmnà paùra e mòrt.
    Ëdcò chiel, come tanti d’àutri, a l’é salvasse për miràcol e a l’ha arzigà[6] d’esse butà al mur ëd esse fusilià.
    An tant teror arcòrda però cò na nòta alegra.
    Na sèira a l’era drinta n’òsto a parlé con j’amis ëd cola si­tuassion tràgica dël pais, quand che a l’è intraje un coman­dant dij tedesch che quasi tute le sèire a fasìa sò gir d’esplorassion, ciamand ij document, e se, për asar[7], quaidun a l’era sensa, a fìnìa an përzon.
    Apen-a intrà, un ëd coj ch’a j’ero setà a bèive un quartin e a fé na partìa a scopa, a l’è lassasse scapé ëd dì: «Ëdcò stasèira a l’è rivaje sto falabrach».
    Dësgrassia a veul che ‘l tedesch a l’ha sentì l’ùltima paròla, e a l’ha ciamà con sò bel acsan tùder[8]: “Cosa volere dire falabrach?”
    Andrinta a l’òsto a l’è calaje un silensi general, mentre tuti a tratenìo ël fià për la paùra: a coj temp për ben meno esse butà al mur a l’era a l’ordin dël di.
    Ma mè mëssé con ecessional prontëssa dë spìrit a l’ha risponduje: “Da noi falabrach a veul dì bel òmo, grand e gròss, sportiv, atlétich, come a l’è chiel comandant!”
    Antlora ël tedesch, gonfiand ël cassiòt[9], tut content e fier come n’artaban[10], a l’ha replicà: “Ya, io grande falabrach. Anche mio padre grande falabrach e pure mio nonno. Tutta nostra famiglia, tutti grandi falabrach e spero che anche mio figlio lo diventerà.”
    Dal fond dël bar, na vos a l’ha dije: “Ch’a staga sicur Comandant, i soma convint che ëdcò sò fieul a tradirà nen la rassa e ch’a diventerà ‘dcò chiel un grand falabrach!”.

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    [1] Il vocabolo falabrach si usa oggi nel senso di «persona sciocca, ingenua, inetta», ma in passato poteva valere anche «omaccione», (v. Michele Ponza, Vocabolario piemontese-italiano, Pinerolo, Lobetti-Bodoni, 1877, 9a ediz.)
    [2] Ve ne sono copie alla Biblioteca Civica di Pinerolo e alla Nazionale di Roma.
    [3] Possiede copia di questo primo numero la Biblioteca Nazionale di Roma.
    [4] Elvira Pacotto Stoisa era una cugina di Pinin Pacòt (Giovanni Pacotto; uno dei più grandi poeti piemontesi insieme a Nino Costa) e che, in passato, ha scritto poesie e racconti in piemontese.
    [5] Suocero
    [6] Rischiato
    [7] Per caso
    [8] Tedesco
    [9] Torace
    [10] Fier com n’artaban: tronfio, superbo.
    Mdd: Fier com n’artaban: superbo come Artabano (re dei Parti che vinse i Romani nel 217 d. C.).

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    Michele Ponte
    Michele Ponte
    Nato a Torino. Lingua madre: Italiano; lingua padre: Piemontese. Mi interesso di letteratura e canzoni popolari del Piemonte. Ho realizzato alcuni Scartari (quaderni) intitolati: Spassgiade tra poesìe, canson e conte piemontèise (Passeggiate tra poesie, canzoni e racconti piemontesi) che sono stati presentati in varie occasioni con esecuzione dal vivo delle canzoni.

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