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sabato, Aprile 19, 2025

    Martinetto Group: firmato l’accordo per la cessione

    Acquirente è la francese Maison Neyret

    La notizia della firma del contratto, arrivata nella giornata di martedì 25 marzo, non è stata certo un fulmine a ciel sereno. Dell’esistenza di trattative per la cessione delle attività industriali delle aziende del gruppo Martinetto ( Filmar e Mabiel a Caselle Torinese, la Remmert di San Maurizio Canavese più l’unità produttiva del Nastrificio Veneto) si sapeva da mesi. Il comunicato stampa ora diffuso informa su chi è l’acquirente: Maison Neyret, un’azienda storica, fondata a Saint Etienne, nel cuore della Francia tessile, nel 1823 da Jean Baptiste Neyret, e che appartiene tuttora alla famiglia Neyret, ed è guidata da Benoit Neyret, rappresentante dell’ottava generazione.
    Ora – prosegue il comunicato – Maison Neyret e Gruppo Martinetto si uniscono per dare vita al principale produttore europeo di nastri, ornamenti ed etichette tessute per i mercati del lusso e della moda e ad uno dei principali produttori europei di nastri tecnici per l’industria. La nascita del nuovo aggregato industriale, presente oggi in 10 paesi, darà lavoro a oltre 1.300 persone, di cui 350 in Francia e Italia (in Alvernia Rodano Alpi e in Piemonte). Il fatturato del nuovo gruppo è pari a 90 milioni di euro. Con l’acquisizione verrà mantenuto il management locale e sono confermati anche i livelli occupazionali in Italia. Le attività della Maison Neyret in Italia saranno poste sotto la responsabilità, in qualità di ceo, di Antonino Giustiniani, già attualmente amministratore delegato del Gruppo Martinetto.
    Benoit Neyret, che assume la carica di presidente di Neyret Italia, così dichiara a proposito della nuova aggregazione: “Condividiamo gli stessi valori di eccellenza, innovazione e rispetto. È sulla nostra passione comune per il nostro settore, i nostri prodotti, la produzione di qualità e l’innovazione che stiamo costruendo un’azienda franco-italiana di medie dimensioni a immagine dei nostri dipendenti e dei nostri clienti. Grazie alla comunanza dei valori, potremo continuare l’avventura iniziata dalla famiglia Martinetto, alla quale vorrei rendere omaggio: è stato un piacere e un onore lavorare con ciascuno dei suoi componenti”.
    Da parte sua Antonella Martinetto, presidente del gruppo omonimo, aggiunge: “Per la mia famiglia è stata una scelta importante quella di decidere di vendere partecipazioni industriali che rappresentano la storia di 70 anni del nostro lavoro e di quello dei nostri dipendenti. Siamo però molto soddisfatti di lasciare il testimone ad una famiglia di imprenditori come la nostra che, con i suoi 200 anni di storia nel tessile, sarà sicuramente capace di proseguire nel migliore dei modi il percorso da noi iniziato. Sappiamo di lasciare i nostri dipendenti in ottime mani”.

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    Abbiamo chiesto a Filiberto Martinetto, fondatore nel 1961, assieme alla moglie Franca Biel, della prima azienda del gruppo, la Filmar, da cui partì poi la splendida avventura imprenditoriale del Martinetto Group, di esprimersi su questo che sta accadendo alla sua creatura.
    “La decisione di vendere è stata presa dalle mie figlie, certamente con delle buone ragioni, principalmente l’intenzione di dare continuità al Gruppo. La società che acquista la conosciamo da molti anni, io personalmente conoscevo il papà dell’attuale titolare. Sono persone serie, che conoscono il mestiere, e sono da anni fra i migliori clienti della Remmert”.
    Lei però avrebbe preferito una soluzione che consentisse una continuità nella presenza della famiglia. Nel libro autobiografico che lei ha scritto di recente “Tessere la vita” ci sono diversi passi in cui tratta del cosiddetto passaggio generazionale, un problema che lei si poneva già negli anni 90, quando lei era un sessantenne.
    “Sì, il problema me lo ero posto per tempo, e pensavo di aver fatto una scelta giusta inserendo un manager esterno che aiutasse le mie figlie a condurre le aziende, e allo stesso tempo preparasse l’ingresso della terza generazione. Io ho cinque nipoti, ma purtroppo solo uno sembrava interessato ad entrare in azienda, e comunque è troppo giovane per una responsabilità così grande. Col senno di poi, avrei potuto risparmiare i soldi spesi inutilmente per questa figura esterna”.
    Ci potevano essere altre soluzioni?
    “Si sarebbe potuta percorrere la strada della Fondazione, già adottata da altri imprenditori per garantire continuità al gruppo familiare. Ma avrei dovuto convincere tutte le mie figlie, a cui ho ceduto da tempo la titolarità delle aziende. C’è stato anche il tentativo, nel corso delle trattative con i francesi (a cui io, volutamente, non ho voluto partecipare), di circoscrivere la cessione alla sola Remmert, ma il compratore non ne ha voluto sapere. Per cui a me non resta che bere questo amaro calice”.
    Ora che la cessione è operativa, ha qualche auspicio o suggerimento da dare?
    “L’auspicio è senz’altro quello che questa operazione abbia successo. I miei meravigliosi dipendenti, uomini e donne, se lo meritano. Per quanto riguarda i suggerimenti, io in questo momento considero le società del gruppo un piccolo gioiello, con gli stabilimenti ben diversificati e in grado di produrre al meglio i prodotti che il mercato richiede. Sono convinto che per l’immediato futuro si dovrà continuare a seguire questa impostazione, senza accorpamenti di stabilimenti. Pretendere di spremere il limone per massimizzare gli utili nel breve termine sarebbe una scelta sbagliata”.

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    Paolo Ribaldone
    Paolo Ribaldone
    Dopo una vita dedicata ad Ampere e Kilovolt, ora dà una mano a Cose Nostre

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