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Arte contemporanea: un rebus ?

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Presso la galleria Mazzoleni (Londra, Torino Piazza Solferino 2) David Reimondo, classe 1973, presenta dei lavori che coinvolgono Cromofonetica e Etimografia. L’approccio con l’opera esposta nella prima sala ci lascia un tantino perplessi poichè – alle cinque righe di un testo italiano e inglese – fanno riscontro via via segni e segnali sempre più misteriosi. Il lettore attento riuscirà certo a sciogliere il testo: “Il muscolo del pensiero è il cervello”. A noi è servito  l’aiuto dell’autore che compone le lettere di un illusorio alfabeto sia nei dipinti (nero e bianco), sia nella legno costruito ad hoc, oppure che crea un’interessante installazione in una saletta buia, emotivamente coinvolgente.

Il foglio-catalogo (a cura di G. L. Marcone, con i testi di D. Ferrari, L. Madaro) prende avvio dal 2013 allorchè l’autore vince il 1° Premio in occasione di “Terna 05, Essere o non Essere” (Roma, Tempio di Adriano), per quindi risultare fra i finalisti al concorso ospitato al Museo Novecento (Firenze, 2019) “Frammenti di un discorso amoroso”.

Come scrive Gaspare L. Marcone, la mostra torinese è da intendersi come un lavoro in progress che non mancherà di sorprendere i visitatori.

Ma c’è anche il “visitatore” che ama guardare al mondo schiettamente figurativo e che sogna il bel modellato. Tale è la presenza di Gabriel Fekete alla XXV Biennale d’Arte contemporanea di Pinerolo (Art director, Mario Marchiando Pacchiola).

Ungherese di nascita e pressochè coetaneo di Reimondo, nel 2010 è presente a Tigliole d’Asti in una ben organizzata Mostra Personale curata da Clizia Orlando, conoscitrice attenta degli ateliers di scultura, Membro e Presidente per decenni del Premio Internazionale intitolato a Cesare Pavese (Santo Stefano Belbo).

Altrettanto interessante è l’accostamento delle sculture di Fekete ai testi di Alda Merini ne il “Poema della Croce”; il ritrovare l’autore in occasione di quel “Premio delle Arti” fondato nel 1988 da Indro Montanelli.

Le immagini femminili esposte a Pinerolo s’intitolano “Educanda”, “Fanciulla”, “Ragazza”; particolarmente apprezzata è la “Fanciulla 04” coperta dai brandelli d’un abitino che ben lascia intravedere lo studio del nuda e colta nel gesto di annodare i capelli (terracotta).

Più spavalda la modella “Bianca” (Terracotta patinata, 2018) dal saldo modellato e accorta la T. M. “Oro 13” ispirata al tema della famiglia tradizionale.

Come annota mons. Derio Olivero – vescovo di Pinerolo – i bimbi modellati o dipinti di Ferkete esprimono “il figlio, il futuro, l’amore di coppia”.

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