Il 20 gennaio, nello spazio Giubileo Incontri di Torino, in Corso Bramante 58/7, si è tenuto un concerto del Belcanto Italiano Duo: il soprano Astrea Amaduzzi e il pianista Mattia Peli hanno interpretato con sensibilità stilistica e musicale una serie di pagine pucciniane, relative all’intero arco cronologico del catalogo del compositore lucchese. Dopo il concerto è stato possibile visitare la mostra che, nella stessa struttura, è stata allestita per celebrare i 100 anni dalla morte di Puccini. Fa un po’ strano recarsi per simili eventi in un luogo che i torinesi associano automaticamente alle cerimonie funebri. Se questo è avvenuto, lo si deve da un lato alla lodevole iniziativa di un’azienda che ha deciso di destinare una parte dei propri proventi alla cultura, e dall’altro all’inventiva del vulcanico Gabriele Cresta, grande appassionato d’opera che adesso dirige la Fondazione Giubileo per la Cultura. Lo avevamo già intervistato sette anni fa, e adesso lo ritroviamo nel suo nuovo ruolo.
Gabriele, ci racconti innanzitutto come è nato lo spazio Giubileo Incontri?
Vorrei premettere che a noi piacerebbe che si creasse, nella visione dei lettori, una certa demarcazione tra l’azienda Giubileo SRL, assai nota a Torino per la sua operatività nelle cerimonie funebri, e la Fondazione Giubileo per la Cultura ETS, che si occupa della gestione dello spazio Giubileo Incontri. La Fondazione è nata come operazione di responsabilità sociale d’impresa: come altre aziende floride, anche Giubileo ha scelto di reinvestire una parte dei propri proventi a beneficio del territorio. In questo modo, forse, si allontanerà una certa scaramanzia che in città circonda il nome dell’azienda.
Tu come hai iniziato a lavorare con la Fondazione?
Al tempo del mio lavoro per i Musei Reali avevo conosciuto Serena Scarafia, amministratore delegato di Giubileo SRL. Questo incontro ha portato i suoi frutti quando Serena ha avuto bisogno di una persona per gestire la nuova Fondazione culturale, in un momento in cui, per combinazione, io non avevo particolari impegni lavorativi. Ho così iniziato la mia collaborazione come libero professionista un paio d’anni fa, e proprio oggi (27 gennaio) ho firmato il contratto nel ruolo di direttore della Fondazione Giubileo per la Cultura.
Che cosa propone la Fondazione?
La prima proposta è proprio lo spazio Giubileo Incontri, che si compone di due aree per mostre e una sala per conferenze/concerti. Molte associazioni culturali hanno bisogno di spazi adeguati per le loro attività. Noi ascoltiamo le proposte delle associazioni e mettiamo a disposizione il nostro spazio per eventi culturali quali concerti, spettacoli e mostre. Dato che è volontà della Fondazione rendere la cultura accessibile a tutti, il nostro proposito è di concedere gratuitamente lo spazio quando ci vengono proposti progetti culturali in cui crediamo.

Com’è nata l’idea di una mostra dedicata a Puccini?
L’idea è stata quella di rendere omaggio a Giacomo Puccini nel centenario della sua morte, allestendo una mostra per la quale avessimo sufficienti materiali a disposizione. Così è nata “Puccini 100”, inaugurata il 30 novembre scorso dalla madrina Lorenza Canepa.
Come si articola il percorso espositivo?
La mostra consta di quattordici vetrine tematiche, che seguono un ordine non strettamente cronologico bensì narrativo, un racconto di Puccini svolto secondo criteri di coerenza tematica. Mi piace dire che la mostra è strutturata come «La Bohème», che non è divisa in atti ma in quadri: ogni vetrina contiene un racconto che potrebbe essere finito in sé stesso. Ci tengo a ricordare che nella mostra non c’è solo Puccini: due vetrine sono infatti dedicate al mio amato Arrigo Boito e alla sua opera «Nerone», che nel 1924 ebbe il suo debutto postumo. L’immagine-simbolo della mostra è il manifesto del Teatro alla Scala del 29 novembre 1924, che annunciava una recita del «Nerone» di Boito, al quale fu sovrapposto un cartiglio per comunicare l’annullamento della recita per il lutto conseguente alla morte di Puccini. Quando Puccini morì, infatti, alla Scala si stava dando «Nerone», che aveva debuttato nel maggio precedente con grande successo.
Qual è la provenienza dei pezzi esposti?
La mostra è curata da me e da Renato Garbasso. Renato è un grande collezionista di fotografie e autografi, e le fotografie di cantanti autografate provengono dalla sua collezione. Per il resto, ci sono stati alcuni prestiti di pezzi singoli, ma buona parte di quanto esposto fa parte della mia collezione personale.
Perché affiancare alla mostra una rassegna di conferenze e concerti?
Noi intendiamo fare cultura in senso ampio, per cui ci piace l’idea di accostare alla mostra contenuti che permettano di apprezzarla meglio, a diversi livelli. Per fare un esempio, la vetrina dedicata a «Madama Butterfly» può certamente dire qualcosa in sé stessa, ma se la si vede dopo una conferenza sull’opera la si apprezza di più. Da questa considerazione nasce l’idea di strutturare una serie di eventi che, da un lato, favoriscano un richiamo di pubblico reciproco tra mostra e evento, e, dall’altro, generino un arricchimento culturale reciproco. Mi piace ricordare che l’8 febbraio è previsto l’intervento di uno dei massimi esperti boitiani di oggi, Emanuele D’Angelo, che parlerà del «Nerone», e a seguire vi sarà una proiezione dell’opera.
Hai piacere di segnalare qualcuno dei prossimi eventi?
Sabato 1 marzo avremo la conferenza di Michele Girardi, massimo studioso pucciniano vivente, dedicata a “Puccini ieri e oggi”, mentre l’8 marzo la grafologa Patrizia Barnato ci parlerà della grafia di Puccini, e sarà certamente interessante guardare con occhi più consapevoli gli autografi pucciniani esposti in mostra. Io terrò una conferenza sul tema della cecità nell’opera il 22 marzo, mentre il 21 marzo ci sarà un concerto intitolato “A tutto Puccini”.
Quali saranno le vostre proposte successive all’omaggio a Puccini?
La mostra “Puccini 100” termina il 31 marzo, salvo proroghe. Stiamo lavorando alla programmazione successiva, per cui vi invito a seguire Giubileo Incontri sui canali Facebook e Instagram per rimanere aggiornati.
In occasione della precedente intervista, ci avevi parlato di te come librettista e collezionista. Ci vuoi dare qualche aggiornamento su questi versanti della tua attività?
L’attività di librettista è al momento ferma, ma non quella di librettofilo e di collezionista di libretti; anzi, posso dire di comprarne quasi tutti i giorni. Mi dà una certa soddisfazione il gruppo Facebook “Collezionando libretti d’opera”, da me fondato, nel quale tra appassionati ci si confronta scambiando notizie e opinioni. Credo molto nello scambio di saperi, e, se un giorno dovessi realizzare il mio sogno di fondare un museo del libretto d’opera, lo vorrei impostato in questa prospettiva. Diciamo che il collezionista e il librettofilo vivono, mentre il librettista dorme perché mancano le occasioni per scrivere libretti.