L’ipertensione arteriosa è una delle principali cause prevenibili di infarto, ictus e morte per tutte le cause. Spesso non si manifesta con dei sintomi, ma comporta un aumento del rischio di infarto, ictus, scompenso cardiaco e insufficienza renale. Tuttavia, non sempre farmaci e cambiamenti dello stile di vita sono sufficienti per tenerla sotto controllo. Ne sono affette oltre un miliardo di persone nel mondo e l’80% di queste non riesce a controllare adeguatamente i valori, mentre il 50% dei pazienti in terapia farmacologica smette di assumere i farmaci prescritti entro un anno. Inoltre, nonostante l’ampia disponibilità di terapie farmacologiche, una percentuale significativa di pazienti (circa il 10-20%) soffre di ipertensione resistente, definita come la persistenza di valori pressori elevati nonostante l’uso di tre o più farmaci antipertensivi. In questi casi sta emergendo sempre più una promettente opzione terapeutica non farmacologica, la denervazione renale.
La denervazione renale si basa sull’ablazione delle fibre nervose simpatiche che decorrono lungo le arterie renali. Queste fibre svolgono un ruolo fondamentale nella regolazione della pressione arteriosa attraverso il sistema nervoso simpatico. L’iperattività del sistema simpatico renale contribuisce all’aumento della resistenza vascolare, alla ritenzione di sodio e all’attivazione del sistema renina-angiotensina-aldosterone. L’ablazione di queste fibre riduce l’attività simpatica con conseguente diminuzione della pressione arteriosa in modo costante (24 ore su 24, a differenza dei farmaci).
La procedura viene eseguita in regime di day hospital o con un breve ricovero di un giorno. Utilizzando un catetere inserito per via percutanea attraverso l’arteria femorale, si raggiungono le arterie renali. L’energia utilizzata per l’ablazione può essere di tipo radiofrequenza, ultrasuoni o micro-onda. La procedura è ben tollerata, con un bassissimo rischio di complicanze.
Numerosi studi clinici randomizzati e controllati hanno dimostrato l’efficacia della denervazione renale nel ridurre significativamente la pressione arteriosa in pazienti con ipertensione resistente. In particolare, i risultati mostrano una riduzione media della pressione sistolica di 10-15 mmHg e della pressione diastolica di 5-10 mmHg a 6 mesi e tra 10 e 20 mmHg a distanza di tre anni, dimostrando che i benefici si mantengono a lungo termine.
La denervazione renale è ad oggi indicata in pazienti con ipertensione resistente, in cui non sia stato possibile raggiungere un adeguato controllo pressorio nonostante la terapia farmacologica ottimizzata. È fondamentale escludere cause secondarie di ipertensione e valutare l’anatomia delle arterie renali mediante imaging per garantire l’idoneità alla procedura.
Le complicanze sono rare e includono principalmente la comparsa di ematomi nel sito di accesso vascolare: la procedura è pertanto considerata sicura.
Il dato più importante però è che i principali dati emersi dal Global Symplicity Registry hanno evidenziato una riduzione del 26% del rischio di eventi cardiovascolari avversi maggiori grazie a tale procedura rispetto a un gruppo di controllo.
La denervazione renale rappresenta una terapia innovativa ed efficace per il trattamento dell’ipertensione arteriosa resistente. Le evidenze cliniche supportano il suo utilizzo in pazienti selezionati, con risultati promettenti in termini di riduzione della pressione arteriosa e miglioramento del profilo di rischio cardiovascolare. Ulteriori studi sono in corso per ottimizzare la tecnica, identificare i pazienti che ne beneficiano maggiormente e valutare gli effetti a lungo termine. Tale procedura ovviamente non si sostituisce allo stile di vita sano che rappresenta sempre il primo e più semplice approccio nella gestione dell’ipertensione arteriosa.