H₂O, una formula semplicissima: due atomi di idrogeno e uno di ossigeno, più un po’ di sali minerali catturati nelle falde. Dietro questa composizione essenziale si cela però uno degli elementi più importanti, se non il più importante in assoluto. Le prime reazioni chimiche da cui scaturirono le molecole organiche, i mattoni della vita, avvennero proprio nel cosiddetto brodo primordiale. Come lo definirono ironicamente Quelli della notte, ovvero l’acqua.
Senza acqua, la vita sulla Terra non sarebbe possibile. Nessuno può farne a meno. Eppure, aprire un rubinetto e vederla scorrere è diventato un gesto così ovvio che nessuno ci fa più caso. Ma è davvero così per tutti?
Qualche anno fa, a Don Thomas, sacerdote proveniente dall’Africa, fu chiesto quale fosse la cosa che più lo aveva colpito arrivando in Italia. La sua risposta fu lapidaria: “Che tu apri il rubinetto e l’acqua scorre.” Una cosa scontata per noi.
Queste riflessioni mi hanno portato a pormi alcune domande: chi sono e come lavorano gli addetti a questo settore? Come è organizzato il servizio che garantisce, giorno e notte, il funzionamento della rete idrica?
Per trovare risposte, ho deciso di parlare con qualcuno che lavora sul campo. Un amico di vecchia data, impiegato nell’acquedotto, ha accettato di rispondere alle mie domande. Lo chiameremo “Acquaiolo”, in omaggio agli antichi venditori d’acqua che giravano per città e paesi.
“Per ovvie ragioni, non citerò l’area in cui opero”, esordisce Acquaiolo. “Tuttavia, mi fa piacere parlare del mio lavoro perché è un’occasione per chiarire alcuni aspetti fondamentali di cui pochi sono a conoscenza. Comprenderli aiuta a capire l’importanza di questa attività vitale.”
“Per prima cosa, perché hai scelto questo lavoro?”
“All’inizio cercavo soprattutto sicurezza. Sapevo che avrei guadagnato meno rispetto ad altre professioni, ma col tempo ho compreso l’importanza strategica della rete idrica e mi sono appassionato. Questo ha portato anche a una significativa crescita professionale.”
“Avrei potuto parlare con un dirigente per conoscere tutta la rete idrica, ma sono più interessato a capire il lavoro di chi sta sul campo, affrontando e risolvendo i problemi quotidiani. Quali sono le difficoltà principali?”
“Operiamo nel Canavese, un’area divisa in zone. Gestiamo circa 240 pozzi, oltre alle stazioni di rilancio e alla rete fognaria. Siamo sempre in movimento e il lavoro non manca mai. A volte non sappiamo neanche da dove cominciare.
Siamo divisi in due gruppi: i conduttori, che si occupano del controllo giornaliero della rete e del cloro, e noi manutentori, che oltre alla manutenzione ci occupiamo anche di nuovi impianti e modifiche. Spesso lavoriamo in condizioni difficili: immagina di dover operare in una buca nel bel mezzo di una strada trafficata o in un centro abitato. Un incubo. E non mancano le persone che ci insultano per i disagi temporanei, mentre noi dobbiamo restare in silenzio. In più, abbiamo il servizio di reperibilità h24.”
“Parliamo della qualità dell’acqua. Come viene controllata?”
“Ogni settimana l’ente gestore effettua tre prelievi per le analisi. Oltre a questi, ci sono i controlli di enti terzi, come le ASL. Un aspetto cruciale è la gestione delle nuove fonti: spesso è necessario scavare nuovi pozzi, e qui entrano in gioco i geologi. Normalmente si utilizzano falde a diverse profondità per evitare dissesti. Inoltre, prima di essere immessa in rete, l’acqua di un nuovo pozzo viene monitorata per un anno intero per garantirne la qualità e la sicurezza.”
“E il cloro? Perché viene addizionato?”
“Serve a prevenire eventuali contaminazioni batteriche, che sono sempre possibili. Voglio chiarire un dettaglio importante: se sentite un leggero odore di cloro nell’acqua, sappiate che è un pregio, non un difetto. Quel residuo garantisce un’azione efficace su eventuali batteri che possono ancora trovarsi, per esempio, sull’insalata che state sciacquando.”
“Molte persone preferiscono comprare acqua in bottiglia, sostenendo che quella dell’acquedotto non sia buona. Cosa rispondi a chi la pensa così?”
“Qui voglio essere chiaro: l’acqua del Canavese è ottima, di alta qualità e costantemente monitorata. Spesso è persino migliore di molte acque in bottiglia. In generale, la qualità media dell’acqua italiana è buona. Certo, ci sono ancora problemi da risolvere, come la dispersione lungo la rete, ma l’acqua che esce dai nostri rubinetti è sicura. Il mio appello è semplice: usate l’acqua con attenzione e giudizio, non sprecatela. È una risorsa preziosa.”
“Grazie, Acquaiolo, per le tue parole chiare e confortanti. Tutti abbiamo bisogno di conoscere meglio questi aspetti: sapere ci rende più responsabili. Ma ora, dopo tante chiacchiere, è il momento di farci due belle birre fresche e schiumose.”
“Che, in fondo, sono fatte in gran parte di buona acqua.”
E giù una risata.